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CERAMICA
POETI DI STRADA |
LIBANO 2012 di All'aeroporto c'era
ad attenderci il vice direttore del villaggio s.o.s di Kfarhy il sig,
Chardel ,una giovane persona, molto gentile , egli ci ha assistito nella
lunga trattativa per il noleggio vettura
( la contrattazione è durata quasi un
'ora) Prima di sera eravamo comunque pronti per visitare BIBLO ,una
cittadina allegra e variopinta, bellissima la parte
antica ,vestigia romane, fortezze e chiese antiche, ben tenute
raccontano la storia
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Sveglia alle sette,colazione con gli amici a base di cetrioli, pomodori feta (formaggio fresco di pecora molto salato) yogurt greco spumoso, panna acida, una delizia, spremuta d'arancio: non manca comunque la colazione all'europea ma io voglio qui adeguarmi alle loro abitudini, anche il tè che ci servono è delizioso, insomma sarà la vacanza sarà la buona compagnia io sono proprio a mio agio in questo paese! Finita la colazione si fa il programma della giornata: oggi andremo a visitare l'eremo di S.Chardel : un monaco ,vissuto nel silenzio della montagna. Poco conosciuto in vita,reso famoso dopo la sua morte per i numerosi miracoli ottenuti da chi lo invocava ( la sua fama eguaglia quella di padre PIO in italia) La strada che ci conduce all'eremo e tortuosa e sale ,sale, ai bordi della strada si intravvedono chiazze di fiori color ciclamino: ciclamini del libano per essere esatti, rigogliosi dal colore intenso (da noi crescono così solo in serra) e poi bianchi tappeti di margherite(cosi sembravano )sono invece Anthemis palestinese,( camomilla) il tutto seminato a piene mani dal grande primordiale seminatore! Come una volta da noi prima dell'avvento dei pesticidi! La strada continua ad arrampicarsi costeggiando un profondo canyon ,intravvediamo paesi costruiti sullo strapiombo, sembrano appesi ad un filo” penso che al primo vibrar tellurico rovesceranno giù in fondo ”chissà chi e perché proprio li??? Siamo ora arrivati all'eremo, esso è situato sulla cima di un alto colle: a ovest come una ferita il canyon a nord le montagne innevate, a sud un'ampia verde vallata e rare casupole seminascoste fra molteplici serre dì ortaggi: lassù in lontananza più in alto piccole borgate e ad ogni borgata il suo minareto!(proprio come da noi le chiese) L'eremo è
silenzioso,silenzi meditativi, anime alla ricerca di qualche cosa in
più: e qui tutto ciò che ci circonda è già più.! La natura rivela, parla di lui di DIO: che è invisibile dicono! Si perché l'uomo ha cancellato ciò che di lui ci parlava! Sto meditando su tutto ciò, ascolto il silenzio,lo sguardo tutto accoglie, l'arancio delle calendule selvatiche,il rosso più rosso dei papaveri ( che a causa o per bisogno qui preferiscono rimanere nani) e le violacciocche non sono meno belle: dal sottobosco di pini marittimi sale il profumo dei. giacinti appena visti strada facendo:sono quasi stordita da tanta bellezza quando dalla valle mi scuote un canto, e poi un altro si aggiunge e più in lontananza ancora un altro: sono i mushaidin che richiamano i propri fedeli alla preghiera, sento ondeggiare il mio corpo senza peraltro che uno solo dei miei muscoli lo aiuti! Un benessere totale!
Rimarrei qui per sempre!
Si riparte invece! A sii! E per dove. Per un altro eremo? ( Fortunato starà pensando che Gianna lo voglia convertire con tutti questi luoghi sacri) proseguiamo sulla montagna, le indicazioni scarseggiano e quelle che ci sono, sono in arabo, ci fermiamo sul sagrato di una delle tante chiese disseminate su questo territorio montuoso , chiediamo informazioni : più precisamente Adolfo chiede informazioni! a noi cinque infastidiscono un po questi contrattempi Adolfo invece sembra felice di avere il modo di parlare con la gente infatti ad ogni richiesta informativa si forma attorno a lui un campanello di uomini e ognuno di loro da il proprio contributo, é anche successo che egli tornasse con le informazioni giuste e con cinque mele donate per noi( la sua l'aveva già mangiata fra una informazione e l'altra) Fantastico Adolfo, forse un po strano, di una stranezza piacevole come dire che si differenzia dalla massa delle persone della sua età: o almeno da quelle che io conosco. Dunque eravamo alle mele donate e ora stiamo imboccando la strada ( se così la si può chiamare)che porta all'eremo di S,ELISEO, essa si presenta in tutta la sua inadeguatezza,stretta tortuosa a precipizio sul canalone, i guarderai qui non esistono, la si potrebbe definire una mulattiera: siamo a mille metri di altitudine e dovremmo in pochi chilometri scendere quasi a livello del mare per poi risalire sull'altro versante dove se ne sta appollaiato alla parete il benedetto eremo! Siamo tutti un po' tesi; Piero supera tutti, egli ha fatto da navigatore per tutto il giorno su un territorio alquanto impervio con una cartina geografica scarsa di indicazioni , questa ultima difficoltà è come la goccia che mancava,( tento di descrivere la scena) quando l'innominata strada lo portava ad essere dalla parte del precipizio immancabilmente richiamava Adolfo a tenersi verso il monte e così di tornante in tornante fintanto chè non siamo arrivati alla meta : ah dimenticavo a mezzo km. dall'agognato obbiettivo ci sbarrarono la strada degli stronzi che si stavano divertendo a sparare a caso sull'altro versante proprio verso l'eremo!( probabilmente erano sbronzi) nonostante ciò anche oggi abbiamo vissuto delle belle esperienze! Alla sera usciamo tutti assieme per la cena: Adolfo conosce bene Biblo e i suoi tipici ristorantini dove si gustano deliziose specialità.
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15/04/2012 Attendendo di sapere quando la presidente del SOS del Libano potrà riceverci facciamo i turisti oggi si visiterà il santuario di nostra signora du Libano e poi la Croce dei popoli: che ha una sua storia molto particolare Il santuario di
nostra Signora veglia sulla città di Beirut. Come al solito l'autostrada
che ci porta da Bactrum (dove all'oggiamo) a Beireut è super trafficata
essa attraversa tutta Beirut : di fatto non è una vera autostrada ,
manca di gardiarait e di tanto altro; gli automobilisti di Beirut vi
possono accedere in ogni dove, perfino in contromano su quella che
dovrebbe essere la corsia d'emergenza .Il traffico è veramente caotico
nessuno rispetta il codice stradale ( ammesso che qui ci sia ),i
libanesi generalmente persone tranquille , gentili, quando sono al
volante subiscono una metamorfosi , da farfalle si trasformano in
aggressive cavallette, sorpassano a destra rientrano risorpassano (
pensavo, di dedicare loro questo motto: chi più veloce va per primo vivo
o morto arriverà, poi, chi più strombazza meno si incaz....) un caos
bestiale: e noi in mezzo come piccole formiche cerchiamo disperatamente
una segnalazione che ci indichi l'uscita per la Madonna du Libano:
finalmente la troviamo. ( anzi Piero e Adolfo la trovano )Percorriamo
una decina di km, sempre in salita ( tutti i paesi sono costruiti sul
pendio dei monti) ed eccoci sul piazzale del santuario: una gigante
costruzione in cemento si erge in tutta la sua imponenza, non si può
definirla brutta, ma nemmeno bella, rimane comunque Proseguiamo poi verso
la Croce dei Popoli, situata lassù a milleseicento m di altitudine. La
strada s'arrampica , la vettura sobbalza su centomila buche ,nonostante
le sterzate di Adolfo ne be Eccoci ora ai
piedi della Croce Dei Popoli, essa si erge in tutti i suoi settanta o
più metri stagliandosi nel cielo!! Qualche raro turista la sta
ammirando. Io, Gianna, Prima di lasciare questo angolo di spiritualità abbraccio l'ampio panorama che gratuitamente si offre a noi: laggiù in lontananza si intravvede il mare e fra il mare e la montagna volano ; anzi danzano stormi di uccelli migratori che si lasciano trasportare dalle correnti d'aria calda: chi avrà loro insegnato questa tecnica? Chi ? Ritorniamo alla
vettura, Pietro ha ripreso il suo ruolo di navigatore ci propone di
raggiungere un paese poco lontano “da lui visitato in passato allorché
sua zia suora prestava servizio presso la sede del Patriarcato Armeno
Maronita” siamo tutti d'accordo oltretutto il tragitto previsto non
viene stravolto si allunga solo di qualche km “ cosa vuoi che sia : di
km ne facciamo mediamente duecento cinquanta al giorno, uno più uno meno
non fa differenza e con l'aiuto degli abitanti sempre solerti nel darci
informazioni ci viene consegnata a Il collegio Armeno è situato “ come sempre d'altronde” sul punto più panoramico di quel lembo di territorio. Un viale di cipressi ci conduce ad una bella e antica costruzione del...................... entriamo in una prima luminosa cappella ci inoltriamo poi su un ampio e soleggiato sagrato, tre lati sono occupati dalle facciate della sede Patriarcale la terza ci dona un ampio raggio visivo su montagne, vallate, canyon, una bellezza selvaggia. Particolare: e in lontananza la foschia del mare! Erano le quattordici e dei preti maroniti nemmeno l'ombra, c'e ne stavamo andando ma mancavano Pietro e Adolfo, sembrava fossero spariti nel nulla , avevano invece trovato un piccolo cancello aperto che conduceva all'edificio del seminario, li trovammo che stavano conversando con i seminaristi : finì a chiacchiere e caffè con scambio di indirizzi e inviti in Italia!! |
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16/04/2012 Come avrete notato
fino ad ora abbiamo visitato prevalentemente i monumenti religiosi, ci
siamo nutriti della spiritualità donataci. Nei giorni scorsi io avevo
timidamente manifestato il desiderio di visitare anche i siti storici,
archeologici che sapevo presenti in Libano, Pietro oggi ci ha proposto
di visitare la città del sole: BaalbeK: splendido, finalmente!!peccato
che il sito archeologico si trovi nella Bekaavalley al confine con la
Siria ed è una zona un po rischiosa a causa della rivoluzione dello
stato confinante. Baalbeck è situata fra le montagne fra Libano e Siria
nel punto più alto della fertile valle a millecentocinquanta m, di
altitudine” Baalbek ha realizzato l'antico credo che i luoghi sacri
debbano essere situati in posti alti. Il tempio di Giove è stato
costruito su altre fondamenta, probabilmente il sito precedente era un
tempio di BAAL e fu chiamato Baalbek che in lingua semitica significa
Signore di Beeka Baalbek fu
conquistata da Alessandro Magno,301 a.c. in seguito alla sua morte fu
governata dai Tolomei durante quel periodo il Dio del sole fu
identificato a Giove e la città venne chiamata Eliopoli” nome che
porterà per per i prossimi mille anni .Altri popoli, probabilmente i
Seleucidi conquisteranno la regione e pianificheranno di aggiungere un
tempio vicino alla coorte già esistente con l'altare; tuttavia sono
stati i Romani a costruire il più grande complesso di templi del mondo
Romano. Il sito è il frutto di un miscuglio riuscito , ispirato
dall'arte architettonica orientale e della tradizione Greco Romana
insieme. I lavori incominciarono all'inizio del primo secolo della
nostra era ,essi sistemarono il muro ciclopico e continuarono con la
costruzione del tempio di Giove della grande coorte esagonale del tempio
di Bacco di Venere , Mercurio “ un sito grandioso”che risentiva del
periodo di prosperità dell'impero Romano : centotrenta anni d.c.
all'epoca regnava l'imperatore Adriano, l'impero Romano si era ben
consolidato ed entrò in un periodo di pace e prosperità, lo si può
constatare tuttora attraverso questi resti veramente ciclopici . Fu l'Imperatore
Costantino che mise fine alla costruzione dei templi e in seguito
l'imperatore Teodosio edificò sul sito una basilica dedicata a s.Pietro,
demolendo il tempio di Giov. Il saccheggio continuò per alcuni secoli e
nel cinquecento ventisei -cinquecento cinquantuno due grandi terremoti
ne completarono la distruzione ma grazie al gigantismo degli edifici fù
impossibile saccheggiare il tutto : nonostante l'accanimento dell'uomo
le vestigia rimaste possono ora trasmetterci una parte importante di
storia , Ciò che ammirano i nostri occhi e nonostante tutto grandioso
l'imponenza delle colonne , la bellezza e raffinatezza dei particolare
aveva raggiunto un livello di perfezione altissima : inoltre
immaginatevi che il sito sovrastava l'ampia valle che tuttora offre una
visione inusitata, il colore rosso ocra della terra appena arata ( è da
poco terminata la raccolta delle patate uno fra i principali redditi
dell'agricoltura) contrastato dal il verde smeraldo degli ortaggi, si
alternano a questi, gialli appezzamenti : lembi di sete etniche!Oltre
alla bellezza del sito archeologico e di tutta la natura questa valle
non ha potuto far a meno di mostrarci le difficoltà, il disagio le
conseguenze di recenti guerre della mancanza di libertà : attraversando
la vallata si poteva scorgere piccoli accampamenti formati da quattro,
cinque grandi tende ,sovente situate accanto ad un fiume, dalle quali
sbucavano donne e bambini, abbiamo chiesto chi fossero ci fu risposto
che eran Al ritorno cercammo una strada che attraversando un valico ci avrebbe accorciato di un bel po di km. ma a milleseicento m. trovammo la strada sbarrata da un grosso ,invalicabile cumulo di neve: nemmeno un cartello ci aveva avvisato dell'interruzione: ma questo si usa solo in occidente (lo abbiamo capito solo alla fine del viaggio) Tornammo sui nostri passi; cioè verso valle, imboccammo una strada che almeno sulla cartina doveva essere una scorciatoia: non lo era ma ciò permise a noi di vedere un'altra realtà, attraversammo piccole borgate casupole che emanavano povertà vedemmo ancora accampamenti : ora numerosi, realizzammo che non potevano essere raccoglitori di patate ma bensì profughi Siriani che per sopravvivere raccoglievano patate !il governo Libanese sembra darsi molto da fare per evitare infiltrazioni dal confine Siriano “ciò si può comprendere , essi sono stati assoggettati per anni dai Siriani e ne conservano ancora vivo il ricordo: nelle arterie stradali si trovano sovente posti di blocco , è un controllo formale ma serve da deterrente per i profughi Siriani che fuggono dalla rivoluzione. Non sono tempi di vacche grasse nemmeno per i Libanesi, la svalutazione è altissima e la forbice fra ricchi e poveri sì allarga sempre più; in Libano ci sono due realtà marcatamente evidenti, una classe molto agiata , una molto povera, non esiste la classe media, lo stipendio di un operaio e di cinquecento dollari, nella famiglia lavorano entrambi ciò permette loro di acquistarsi l'agognata vettura di grossa cilindrata ciò rappresenta per i libanesi lo status simbolo che li differenzia dai miseri che posseggono vetture da recupero
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17/042012 Finalmente oggi incontreremo la direttrice del SOS nazionale Libanese( ci hanno fatto attendere qualche giorno perché ricorrevano le feste della Pasqua ortodossa) eccoci arrivati, il palazzo della sede nazionale è un normale grande palazzone; quasi tutte le città visitate sembrano costruite senza un piano regolatore palazzi pigiati l'uno accanto all'altra : troppo accanto! La presidente ci
riceve nel suo ufficio” l'arredamento è modesto” a primo acchito sembra
più sorpresa che interessata della nostra visita ( questa la prima
impressione) Franco spiega il progetto che intende proporre al SOS
Libanese , essa ascolta quasi perplessa : forse nessuno
dell'associazione l'aveva informata della nostra visita, nonostante il
fax inviato e le varie telefonate fatte? La conversazione informativa
prosegue Franco spiega l' intenzione di acquistare i manufatti
confezionati nei loro laboratori per poi venderli in Italia e mandarle
il ricavato: qui l'espressione della signora presidente subisce una
repentina metamorfosi, il suo sguardo dapprima distratto si fa attento e
alla parola collaborazione anche economica si illumina Sono un po
cattivella vero! : Forse l'aiuto economico capitava proprio a pennello
per saldare qualche scadenza. Lascio a voi scegliere l'interpretazione
che più vi e consona e passiamo oltre, anzi passiamo al piano terra
accompagnati ora , molto solertemente dalla direttrice .Il laboratorio è
composto di un vano occupato da alcuni tavoli dove lavorano le
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18/04/2012 Come al solito
ritrovo a colazione. Oggi è prevista la visita al villaggio di Kfarhay.
Adolfo conosce bene la realtà di questo villaggio :lui e la moglie hanno
adottato a distanza due bambine e una volta all'anno vanno a far loro
visita . Il villaggio è situato in montagna a venticinque km da Beirut,
attraversiamo la zona residenziale o di villeggiatura “così si lascia
interpretare “ villette ben curate , con giardino stra fiorito ecc.
Lasciamo una realtà per scoprirne un'altra fatta di natura ancora
selvaggia poco contaminata dal progresso (quello costruito dal cemento
molto presente a Beirut qui non esiste) attraversiamo qualche piccolo
paese,case senza pretesa di lusso costruite nel sasso ,con il sasso che
qui abbonda: c'è né per tutti ricchi e poveri! Al villaggio ci accoglie
il direttore sig Hamine El Boustani una persona bella, limpida
,semplice. Egli ci ha fatto sentire subito a nostro agio, si è informato
su come funziona il nostro villaggio, ascolta con attenzione non senza
nascondere qualche perplessità sui cambiamenti che il nostro villaggio
ha dovuto adottare per adeguarsi alle nuove leggi messe in vigore dalla
regione veneto, sempre attraverso la traduzione di Adolfo egli ci
informa che nei villaggi in Libano viene tuttora mantenuta la
peculiarità dei primi villaggi fondati da H. Gmeiner: mamma con bambini
(da sei a sette) e la figura della zia come aiuto. I villaggi sono in
parte finanziati dalla S.O.S..internazionale, dai privati cittadini e in
piccola parte dalle mamme degli stessi bambini ospiti nei villaggi,
attraverso il lavoro in laboratori gestiti dal S.O.S. Libanese dove si
confeziona oggettistica e manufatti per la casa (come descrittov .Il sentimento provato nell'ascoltare e vedere la loro realtà è stato di rimpianto e nostalgia. Nel villaggio di Kfarhay abbiamo respirato un 'aria famigliare quella stessa che trent'anni fa si respirava da noi. Nei nostri villaggi s.o.s. Abbiamo assistito al rientro dei bimbi da scuola, abbiamo visto volti di bimbi felici, educati al saluto , il bel modo di presentarsi non lasciava trapelare nessun impaccio, erano segnali che indicavano la fatica educativa che stava alle spalle di questa realtà! Mamme accoglienti serene (educatrici forse esigenti per la nostra cultura occidentale) ogni bimbo all'interno della propria famiglia è invitato a collaborare in base all'età e alle capacità . Ci siamo recati in LIBANO per proporre un gemellaggio con il nostro villaggio e un progetto di aiuto economico: abbiamo costatato che pur con meno mezzi loro danno ai bambini ospiti la sicurezza di una famiglia che senza averli generati li ama li sostiene, da loro e dona loro, continuità educativa, quella che generalmente la famiglia di sangue non ha saputo donare! L'idea originale, del villaggi SOS in Italiani è stata, sminuita, svilita, ridotta nella funzione dirompente di famiglia. Forse se sapremo sapientemente preparare un gemellaggio con loro incominceremo a mettere i primi mattoni per una ricostruzione di ciò che è stato smantellato per mera convenienza politico economica! Per tornare a fare SOS occorre ora innanzitutto fare politica,.entrare in politica ,non delegare più il sociale a questo tipo di politici che credono o fingono di credere che le gravi ( perché di gravità si tratta) motivazioni dell'allontanamento del minore dalla famiglia di origine si possano estinguere in qualche anno e il minore possa tornare felicemente in famiglia! così non è quasi mai! Anzi il minore rischia di rimanere sospeso come pacco postale in attesa di trovare l'indirizzo nel quale spedirlo!
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