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MONTI D'UMBRIA
Rughe scavate dall'erosione,
segnano i vostri pendii, come longevi volti
di donna .Colline legate una all'altra in un continuo abbraccio.
Aspre, eppur dolcemente ondulate.
Ricoperte d'erba odorosa, non ancora
ingiallita dal gelo.
Boschi dai caldi colori sfumati;a volte nascosti da un leggero velo di
nebbia, come bionde chiome di donne ricoperte da grigi veli antichi.
Filari di verdiscuri cipressi svelano la presenza di nascosti casolari
sparsi qua e là, come nidi su alberi spogli.
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![](poesia/donna-nero.gif)
DONNA
IN NERO
![](poesia1.jpg)
SORELLE
PENSIERI
MINIMI
![](poesia/BATOCCHIO.jpg)
BATOCCHIO
![](poesia/poesia3.jpg)
DISGELO
![](poesia/donna-inferocita-L.jpg)
MAMMA
INFEROCITA
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TEMPORALE
D'INFANZIA
Grosse nubi ingombrano l'orizzonte. I minuti passano, le nubi si
ingrandiscono fino a
coprire il tetto del cielo.
Il rumoreggiare del tuono si fa sempre più
frequente.
Nell'aia, ragazzi e adulti si agitano.
E' tempo di raccolta del grano, c'è lavoro per tutti.
Fin dal mattino grossi carri trainati da buoi dalla possente mole e
dalle lunghe corna, trasportano i dorati covoni di grano fino all'aia
per la trebbiatura.
Bisogna fare in fretta, più veloci del temporale. Il vento comincia
soffiare forte sulla collina. Il grosso pioppo, sotto la cui chioma sta
ammassato tutto il grano raccolto, si piega alla forza del vento.
Vento maledetto; sembra voglia spazzare via tutto e tutti,
uomini animali e cose.
I bimbi piccoli corrono al riparo dentro le mura della sicura e amata
casa.
Restano a guardare, con i nasini appiccicati ai vetri, i grandi che
faticano contro il vento per mettere al riparo i covoni di grano.
Finalmente il lavoro è finito. Il grano è al sicuro. I grandi
rientrano, affaticati e fradici di pioggia
Sul volto dei bimbi ritorna il sorriso, i grandi sorridono anch'essi
soddisfatti.
Il raccolto e salvo, il pane assicurato
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AVIDITA'
Terra ti hanno inaridita, avvelenata, non c'è più vita tra le tue
zolle. Ricordi quando davi casa ai neri lucenti grilli, ed essi
rallegravano con il loro canto le tue serate, le cieche talpe il solletico
ti facevano con il roseo muso appuntito, l'umile lombrico ti passava al
settaccio, con lo scambio di doni gli interminabili intricati tunnel
del rosso topo creavano labirinti per giocare nelle interminabili giornate
d'inverno.
Era tutto un brulicare di vita.
Terra alla quale tanto è chiesto; e lei tutto dona.
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